Il rischio sanitario

Il rischio sanitario non è di origine propria, ma è conseguente ad altri rischi o calamità, tanto da poterlo definire come un rischio di secondo grado. Si può considerare il fattore rischio sanitario come una variabile qualitativa che esprime la potenzialità che un elemento esterno possa causare un danno alla salute. La probabilità che questo possa accadere dà la misura del rischio, cioè dell’effetto che potrebbe causare.

Il rischio può essere sia di natura antropica se provocato dalle attività umane come incidenti industriali, attività industriali, trasporti, rifiuti, agricoltura, sia naturale, se provocato da eventi naturali come terremoti, vulcani, frane, alluvioni, maremoti, tempeste di sabbia.
 
Le variabili antropiche che comportano un rischio sanitario possono incidere sulla salute umana con danni o effetti sia temporanei che permanenti e possono essere di natura biologica - batteri, virus, pollini, virus, OGM, etc., chimica - amianto, benzene, metalli pesanti, diossine, etc. o fisica - radiazioni UV, rumore, radiazioni ionizzanti, alte temperature, basse temperature, etc. Le pressioni naturali rientrano invece tutte le tipologie di calamità naturali: terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami, frane, alluvioni, etc.

Il Dipartimento della Protezione civile ha delineato criteri di massima che danno indicazioni alle regioni per pianificare la gestione delle calamità e delineano gli scenari di emergenza. In particolare le linee guida riguardano la gestione dei soccorsi sanitari, la gestione razionale di medicinali e dei dispositivi medici, l’organizzazione dei Presidi medici avanzati, e le azioni per affrontare i bisogni psico-sociali.