1. Zone di pericolosità
1.1 Il Comune di Pomigliano d'Arco
2. Livelli di allerta
3. Gemellaggi
4. Cosa succede in caso di eruzione in corso
5. Evoluzione del Piano
Il piano nazionale di emergenza per difendere gli abitanti dell'area vesuviana da una possibile eruzione ha come scenario di riferimento l'evento esplosivo del 1631.
Elaborato dalla comunità scientifica, individua tre aree a diversa pericolosità definite: zona rossa, zona gialla e zona blu. E' importante tenere presente che l'eruzione del Vesuvio non sarà
improvvisa, ma sarà preceduta da una serie di fenomeni precursori identificabili già diverso tempo prima poichè monitorati dalla sezione di Napoli dell'Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia-Ingv, che controlla lo stato del vulcano 24 ore su 24.
Il piano nazionale di emergenza, sulla base dei fenomeni precursori attesi, individua quattro livelli di allerta successivi: base, attenzione, preallarme, allarme, ai quali corrispondono fasi
operative successive, che scandiscono i tempi degli interventi di protezione civile per mettere in sicurezza la popolazione e il territorio.
L'intera zona rossa viene evacuata, trasferendo in aree sicure la popolazione dei 18 comuni.
Zona Rossa. La zona rossa è l'area immediatamente circostante il vulcano, ed è quella a maggiore pericolosità in quanto potenzialmente
soggetta all'invasione dei flussi piroclastici, ossia miscele di gas e materiale solido ad elevata temperatura che, scorrendo lungo le pendici del vulcano ad alta velocità, possono distruggere in
breve tempo tutto quanto si trova sul loro cammino. Probabilmente i flussi piroclastici non si svilupperanno a 360° nell'intorno del vulcano, ma si dirigeranno in una o più direzioni
preferenziali; non è tuttavia possibile conoscere preventivamente quali saranno le zone effettivamente interessate dai flussi. La rapidità con la quale si sviluppano tali fenomeni, associata al
loro potenziale distruttivo, non consente però di attendere l'inizio dell'eruzione per mettere in atto le misure preventive. Pertanto il Piano nazionale di emergenza prevede che la zona rossa
venga completamente evacuata prima dell'inizio dell'eruzione. La zona rossa comprende 18 comuni per un totale di circa 200kmq di estensione e poco meno di 550mila abitanti.
Zona Gialla. La zona gialla presenta una pericolosità minore rispetto alla rossa e corrisponde a tutta l'area che potrebbe essere interessata
dalla ricaduta di particelle piroclastiche - ceneri e lapilli - che possono, fra l'altro, apportare un sovraccarico eccessivo sui tetti degli edifici fino a determinarne il crollo. La ricaduta di
particelle, inoltre, può causare problemi alle vie respiratorie, in particolare in soggetti predisposti non adeguatamente protetti, danni alle coltivazioni e problemi alla circolazione aerea,
ferroviaria e stradale.
Si prevede che, come accadde nel 1631, solo il 10% della zona gialla sarà effettivamente coinvolto dalla ricaduta di particelle, subendo danneggiamenti. Anche in questo caso tuttavia non è
possibile conoscere preventivamente quale sarà la zona effettivamente interessata, in quanto dipenderà dall'altezza della colonna eruttiva e dalla direzione e velocità del vento in quota al
momento dell'eruzione. Diversamente da quanto accade per la zona rossa però, i fenomeni attesi nella zona gialla non costituiscono un pericolo immediato per la popolazione ed è necessario che
trascorra un certo intervallo di tempo prima che il materiale ricaduto si accumuli sulle coperture degli edifici fino a provocare eventuali cedimenti delle strutture.
Vi è pertanto la possibilità di attendere l'inizio dell'eruzione per verificare quale sarà l'area interessata e procedere, se necessario, all'evacuazione della popolazione che vi risiede. La zona
gialla interessa comuni delle province di Napoli, Avellino, Benevento e Salerno.
Zona Blu. La zona blu ricade all'interno della zona gialla, ma è soggetta ad un agente di pericolosità ulteriore. Corrisponde infatti alla "conca di Nola" che, per le sue caratteristiche idrogeologiche, potrebbe essere soggetta a inondazioni e alluvionamenti oltre che alla ricaduta di ceneri e lapilli.
Il Comune di Pomigliano d’Arco è situato ai margini dell’Area Rossa a Nord del complesso vulcanico del Vesuvio, all’interno dell’Area Gialla; più precisamente, il territorio comunale si estende nell’Area Gialla nella fascia caratterizzata da una deposizione di piroclastiti variabile tra i 300 e i 400 Kg al mq. Il territorio pomiglianese è inoltre soggetto a rischi connessi a torrenti di fango e inondazioni: le eruzioni esplosive del Vesuvio sono state infatti spesso accompagnate da piogge violente che, insieme alle colate di fango, hanno causato vasti alluvionamenti.Le zone pianeggianti che si estendono tra Nola e Acerra a Nord del vulcano sono quelle che presentano la massima esposizione a questo tipo di fenomeni, la cui pericolosità sarebbe esaltata da un’eruzione con importante emissione di ceneri, capaci di ridurre rapidamente la capacità di assorbimento del substrato. E’ praticamente certo che seri problemi si verificherebbero nel corso di un’eruzione esplosiva, anche di magnitudo inferiore all’E.M.A..Quest’area morfologica compresa tra Acerra e Palma Campania, denominata “Conca di Nola”,costituisce il ricettacolo delle acque provenienti dalle valli del Lagno di Quindici e del TorrenteClanio, ostacolate nel loro deflusso verso il mare dalla dorsale (elevata circa 50 m s.l.m.) che congiunge San Giuseppe Vesuviano con Palma Campania. L’area si trova ad avere complessivamente un bacino imbrifero molto ampio (circa 270 Kmq) con una situazione idrologicamente critica anche in condizioni normali. Sostanzialmente, la Conca di Nola non mostra pendenze sufficienti per assicurare un regolare deflusso al suo interno, vista la presenza di vere eproprie fosse morfologiche. La soglia attraverso la quale defluiscono le acque che entrano nella Conca di Nola si sviluppa tra Pomigliano e Acerra. Questa zona, considerata ad alta probabilità di inondazioni e allagamenti, ha una superficie di 75 Kmq. E’ assodato per il Comune di Pomigliano d’Arco, posto sul margine occidentale della “Conca di Nola” con quote s.l.m. comprese tra i 25 ed i 72 metri, che si avrà una sovrapposizione degli effetti di ricaduta delle piroclastiti con il fenomeno di deflusso e ristagno di fanghi.
Livello base. Il livello di base è quello attuale: uno stato di attività caratterizzato da assenza di deformazioni del suolo, bassa sismicità, assenza di significative variazioni
del campo di gravità, valori costanti di temperatura e di composizione dei gas fumarolici.
Fase di attenzione. Al verificarsi di variazioni significative dei parametri fisico-chimici del vulcano, è previsto che l'Osservatorio Vesuviano informi il Dipartimento della
Protezione Civile che, consultati i massimi esperti del settore riuniti nella Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi, stabilisce l'eventuale passaggio alla
fase di attenzione. In questa fase la gestione di eventuali interventi è affidata al Centro Coordinamento Soccorsi (Ccs) istituito presso la Prefettura di Napoli.
Le variazioni osservate in questa fase comunque, non sono necessariamente indicative dell'approssimarsi di un'eruzione e tutto potrebbe tranquillamente ritornare alla normalità, pertanto non è
previsto alcun coinvolgimento diretto della popolazione. In ogni caso i sindaci dei comuni interessati vengono supportati per avviare la propria organizzazione logistica e provvedere
all'informazione alla popolazione.
Fase di preallarme. Qualora si registrasse un'ulteriore variazione dei parametri controllati, si entrerebbe nella fase di preallarme. In questa fase il controllo delle operazioni
passa al livello nazionale, viene dichiarato lo stato di emergenza, nominato un Commissario delegato, convocato il Comitato Operativo della Protezione Civile. Le forze dell'ordine e i
soccorritori si posizionano sul territorio secondo piani prestabiliti.
In questa fase anche la popolazione viene coinvolta: coloro che vogliono allontanarsi, possono farlo tranquillamente, senza il timore di lasciare incustodite le proprie case, in quanto è già
attivo un presidio di vigilanza. I residenti delle zone a rischio possono raggiungere una propria sistemazione autonoma. Devono comunque seguire le indicazioni del Piano d'emergenza del comune di
appartenenza - redatto in conformità al Piano nazionale - per quanto riguarda le vie di allontanamento da seguire, al fine di consentire il più agevole deflusso della circolazione ed evitare
intralcio ai soccorritori. Devono inoltre comunicare al Sindaco la loro decisione e i dati della località dove andranno a stabilirsi.
Il territorio viene progressivamente presidiato dai soccorritori. Le strutture sanitarie vengono evacuate in anticipo rispetto alla popolazione; sono necessari infatti tempi più lunghi per
programmare e disciplinare la messa in sicurezza dei degenti e delle persone bisognose di assistenza.
In questa fase si avviano anche le azioni per la salvaguardia dei beni culturali: mettere in sicurezza la popolazione è prioritario, ma importante è anche mettere al sicuro gli inestimabili
beniculturali trasportabili e proteggere, per quanto possibile, i beni culturali immobili. In questa fase, qualora la Commissione Grandi Rischi, in base all'evolversi della situazione, ritenesse
che l'attività del vulcano è rientrata al di sotto della fase di preallarme, il Dipartimento della Protezione Civile dichiara il ritorno alla fase di attenzione.
Fase di allarme. Qualora i fenomeni dovessero continuare ad accentuarsi, si entrerebbe nella fase di allarme. Questo vuol dire che gli esperti ritengono ormai quasi certa
l'eruzione, la quale potrebbe verificarsi nell'arco di alcune settimane. La fase di allarme scatta, infatti, alcune settimane prima dell'eruzione. L'intera zona rossa viene evacuata e la
popolazione dei 18 comuni è trasferita in aree sicure. Sul territorio saranno già attivi i Centri Operativi Misti (Com) previsti dal Piano nazionale d'emergenza, per coordinare le attività a
livello locale.
In questa fase si provvede all'allontanamento di tutta la popolazione dalla zona rossa. Il Piano prevede che, nel tempo massimo di 72 ore, i 600mila abitanti della zona rossa vengano allontanati,
secondo le indicazioni specifiche contenute nei singoli piani d'emergenza comunali. La popolazione può raggiungere una propria sistemazione autonoma o le aree di prima accoglienza fuori dalla
zona a rischio - strutture individuate dalla regione Campania e nelle regioni limitrofe- utilizzando la propria autovettura o i mezzi pubblici su gomma messi a disposizione dalla protezione
civile. Vengono utilizzati i percorsi stradali e i “cancelli” di accesso alla viabilità principale stabiliti nel Piano di emergenza. I treni e le navi sono utilizzati come risorse strategiche per
gestire eventuali criticità in fase di attuazione del piano e per il possibile ulteriore afflusso di soccorritori. Lungo le direttrici principali di allontanamento vengono allestite aree
informative e di prima assistenza - info-point - dove i cittadini possono trovare informazioni e un eventuale supporto logistico e sanitario.
Ciascuno dei 18 Comuni dell’area vesuviana è gemellato con una regione italiana deputata ad ospitare la popolazione della zona rossa a lungo termine. Dopo la messa in sicurezza dei cittadini
della zona rossa nelle aree di prima accoglienza, si procede con automobili, pullman e treni al trasferimento nella Regione gemellata.Completata l'evacuazione, anche i soccorritori ripiegano
nella zona gialla, mentre le forze dell'ordine dispongono una cintura di sicurezza sui confini della zona rossa. Anche in questo caso, qualora la situazione dovesse rientrare, il Dipartimento
della Protezione Civile dichiara terminata la fase di allarme per tornare alla fase di preallarme.Qualora invece l'eruzione avesse luogo, la zona rossa sarebbe già completamente sgomberata. Gli
abitanti del settore della zona gialla interessato dalla ricaduta di particelle vengono ospitati temporaneamente in strutture di accoglienza nella Regione Campania, mentre la comunità scientifica
segue costantemente l'evolversi dell'eruzione fino al suo completo esaurimento. Una volta terminata l'attività eruttiva vengono effettuate le necessarie verifiche dell'agibilità delle strutture e
dei danni alle zone colpite e successivamente può ricominciare, dove possibile, il rientro della popolazione precedentemente allontanata.Come abbiamo visto, il periodo di attesa tra la
registrazione dei primi fenomeni precursori e l’eruzione, nonché quello tra l’evacuazione e l’eruzione stessa potrebbe durare anche dei mesi. La protezione civile, fin dai primi momenti e nel
corso dell’intera emergenza, informerà puntualmente e tempestivamente la popolazione su quanto avviene e contestualmente metterà in atto tutte le misure e gli interventi necessari per
salvaguardare la vita ed i beni nelle aree a rischio.
Come si è detto, gli abitanti della zona rossa dovranno essere allontanati prima dell'inizio dell'eruzione. Naturalmente in Campania non vi sarebbe la possibilità di accogliere 600mila persone,
pertanto, anche per consentire il mantenimento delle relazioni sociali e la continuità delle attività scolastiche, ciascuno dei 18 comuni della zona rossa è gemellato con una regione che, in caso
di eruzione, ne accoglierà gli abitanti. I capifamiglia che si allontanano con mezzi propri e le famiglie che hanno usufruito dei mezzi messi a disposizione, si ricongiungeranno pertanto nei
luoghi gemellati già previsti dal Piano nazionale d'emergenza.
Ecco i gemellaggi previsti dal piano: S. Giorgio a Cremano - Lazio; Portici - Emilia Romagna; Ercolano - Toscana; San Sebastiano al Vesuvio - Molise; Pollena Trocchia - Umbria; Massa di Somma -
Umbria; Ottaviano - Piemonte e Valle D'Aosta; Sant'Anastasia - Marche; Cercola - Friuli Venezia Giulia; San Giuseppe Vesuviano - Lombardia; Terzigno - Veneto; Boscoreale - Puglia; Pompei -
Liguria; Torre del Greco - Sicilia; Torre Annunziata - Calabria; Trecase - Basilicata; Boscotrecase - Basilicata.
La popolazione della zona rossa è tutta al di fuori dell’area a rischio ed il territorio potenzialmente interessato da fenomeni distruttivi completamente evacuato.
La zona gialla è quella esposta a pericolo di ricaduta di cenere e lapilli: Non è possibile individuare preventivamente l'area effettivamente coinvolta. L'area intorno al vulcano è distinta in 16
settori: per ognuno è indicata la probabilità che la direzione del vento vi porti il deposito di ricaduta. Le probabilità più alte si hanno per i settori a est del vulcano, con la direzione di
dispersione dei depositi di ricaduta delle eruzioni storiche del Vesuvio.
Circa il 10-15% della popolazione sarà effettivamente interessato in funzione della direzione prevalente dei venti. Si adotterà, quindi, una strategia operativa variabile di allontanamento e di
ricezione per la popolazione interessata. Le operazioni avranno luogo durante la fase di evento in corso con l’accoglienza in strutture fisse della stessa regione Campania. La durata dei fenomeni
sarà, infatti, limitata a tempi brevi, e provocherà danni locali, seppure importanti. Questo è il motivo per cui non è necessario né opportuno allontanare al di fuori della Regione la popolazione
della zona gialla.
Anche per la zona blu la strategia prevede l’allontanamento della popolazione ad evento in corso. Infatti, le colate di fango, causate dal trascinamento di ceneri operato dall’acqua meteorica,
sono da attendersi durante la fase di evento in corso, una volta che si sarà accumulato sufficiente deposito vulcanico, ma anche successivamente, e procureranno seri disagi alla circolazione di
persone e mezzi. Particolarmente esposti potranno essere gli insediamenti civili, industriali e artigianali al piede di pendii la cui inclinazione abbia consentito l’accumulo di quantità di
ceneri considerevoli.
Il Piano è costantemente aggiornato per tener conto dei progressi nelle conoscenze scientifiche, ma anche dei continui cambiamenti dell’assetto urbanistico e della densità abitativa di una delle
aree più popolate del mondo. L’obiettivo principale del Piano è quello di salvaguardare la vita della popolazione che vive alle sue falde. Si tratta di un'area fortemente urbanizzata e densamente
popolata in cui vivono più di 550mila persone.
Maggiore sarà la conoscenza dei comportamenti da tenere, dei percorsi da seguire e dei luoghi da raggiungere da parte della popolazione coinvolta nell’emergenza, maggiore sarà l’evoluzione del
piano verso una forma organizzativa dei soccorsi più snella.
Le Commissioni che dal 1991 elaborano ed aggiornano la pianificazione di emergenza nell’area vesuviana sono istituite dal Dipartimento della Protezione Civile.
Fasi di aggiornamento del Piano1991 Prima Commissione - linee guida per la valutazione del rischio connesso ad un’eruzione in area Vesuviana1993 Seconda Commissione - Piano nazionale di emergenza
per l’area vesuviana1995 Prima versione del Piano nazionale di emergenza2001 Primo aggiornamento del Piano2003 Nomina dell’attuale Commissione per l’aggiornamento continuo del PianoLa Commissione
per l’aggiornamento del Piano nazionale di emergenza dell’area vesuviana coinvolge vari enti:
Le Commissioni che dal 1991 elaborano ed aggiornano la pianificazione di emergenza nell'area vesuviana sono istituite dal Dipartimento della Protezione Civile.